Di Francesca Consogno. Il fumo del braciere acceso, il profumo della “wayusa” cucinata, la profonda oscurità della selva che ci circonda. Ci siamo svegliate in questo modo, pronte per iniziare la giornata ascoltando i consigli e i racconti delle “mamas” di AMUPAKIN (Associazione di Donne Levatrici Kichwa dell’Alto Napo), un’associazione di donne levatrici appartenenti a diverse comunità indigene dei cantoni di Tena e Archidona, che tentano di preservare la propria cultura attraverso alla pratica del parto verticale.
Il rituale della “waysupina”, realizzato alle prime ore dell’alba, generalmente tra le tre e le sei del mattino, prevede che le donne più anziane preparino la wayusa, pianta medicinale con proprietà energizzanti, e rappresenta uno dei momenti di socializzazione più importanti per i kichwa, durante il quale le persone più adulte condividono con i giovani le proprie conoscenze, li educano e li rimproverano, preparandoli alle attività lavorative che svolgeranno durante il giorno. Secondo la cultura indigena, questo è il momento prediletto per conversare e condividere, si interpretano i sogni e si realizza la “limpia” con tabacco e peperoncino amazzonico, due delle piante medicinali più potenti della selva, il cui scopo è quello di allontanare la “pigrizia”, donando forza e volontà d’animo da impiegare nei normali obblighi lavorativi e familiari.
Ed è proprio partecipando a questo rituale educativo, durante il quale si stabiliscono le regole di base della vita sociale e comunitaria, che abbiamo deciso di presentare la foresta amazzonica a Maria Dolores e Josefina, le professoresse e attrici teatrali che nei prossimi mesi ci accompagneranno nella realizzazione del progetto “Ñawpa Rimaykunamanda”, tradotto dal kichwa: “Le parole degli antenati”.
Questo progetto è nato con l’intenzione di valorizzare la cultura della popolazione indigena che abita questa porzione di selva, collaborando in particolare con i Centri di Turismo Comunitario, per convertirli in centri culturali in cui la popolazione locale possa usufruire di spazi comunitari destinati ad ospitare eventi e momenti artistici.
Nella città di Tena, infatti, gli spazi, i luoghi e i tempi in cui godere di quella che siamo abituati a definire “cultura” sono molto rari, ragion per cui è abbastanza semplice dedurre che nella città, come in quasi la totalità della provincia, non esista cultura propriamente detta.
Attraverso il progetto “Ñawpa Rimaykunamanda” stiamo cercando di valorizzare la cultura locale, l’oralità dei racconti, dei miti e delle leggende, della narrazione che questo popolo ci offre e che non sappiamo interpretare. Per farlo, abbiamo deciso di muoverci su due diversi fronti, da un lato organizzare corsi di teatro nelle comunità indigene, coinvolgendo adulti e bambini, e dall’altro conformare veri e propri gruppi teatrali, sfruttando i luoghi delle comunità e della natura circostante per creare spazi in cui condividere esperienze, emozioni e storie e per proporre qualcosa di differente ai turisti che visitano la Provincia del Napo.
Durante il periodo di “Semana Santa” abbiamo organizzato la prima visita di Maria Dolores Ortiz e Josefina Viteri, attrici e professoresse teatrali che attraverso la metodologia del teatro dell’oppresso di Augusto Boal, Anne Bogart e le teorie pedagogiche di Paulo Freire, hanno presentato ai beneficiari del progetto gli strumenti fondamentali per poter costruire una vera e propria opera teatrale, grazie anche al prezioso scambio culturale realizzato nelle stesse comunità kichwa di Tena e Archidona. Per questo motivo, abbiamo deciso di presentare l’Amazzonia ecuadoriana attraverso i racconti, i rituali, i balli e i luoghi, perché la selva ci parla, ci insegna, dobbiamo solo imparare ad ascoltarne la voce, la sua e dei suoi abitanti.